Polvere di stelle. Storia segreta del movimento da Beppe Grillo alla scissione by Emanuele Buzzi

Polvere di stelle. Storia segreta del movimento da Beppe Grillo alla scissione by Emanuele Buzzi

autore:Emanuele Buzzi [Buzzi, Emanuele]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B0BCL5WWM9
editore: Solferino
pubblicato: 2022-06-14T22:00:00+00:00


XII

La doppia squadra

«Dovresti scegliere la Farnesina, specie se Salvini punta al Viminale.» «Vincenzo, così facendo lascio le Infrastrutture e i Trasporti alla Lega e lì noi ci giochiamo partite importanti, decisive per il nostro elettorato. Io in più voglio aiutare le imprese. Per questo punto sullo Sviluppo economico e sul Lavoro.» Spadafora e Di Maio si confrontano, bisogna decidere la composizione del governo gialloverde. Il ruolo del capo politico Cinque Stelle è uno dei passaggi chiave: lui e Salvini saranno vicepremier (come a formare un triumvirato con Conte), ma la scelta dei dicasteri e degli uomini chiamati a dirigerli è un passaggio cruciale. Di Maio deve dar vita a una squadra di governo. Eppure lui ne ha già una tutta sua. È il suo team, nato a inizio del 2017 e che nei mesi successivi si è sviluppato, specie in concomitanza con la campagna elettorale, arrivando a includere anche altri esponenti chiamati a partecipare alle riunioni a seconda delle necessità. Ci sono presenze fisse e altre occasionali. Ne fanno parte referenti territoriali: il siciliano Giancarlo Cancelleri, l’abruzzese Sara Marcozzi, il veneto Jacopo Berti. Ci sono tutti i big della sua cerchia: da Fraccaro a Bonafede, da Buffagni a Spadafora, da Dettori a Patuanelli, all’avvocato Andrea Ciannavei, a Laura Castelli. E ci sono anche new entry come il capogruppo Francesco D’Uva e per tutto il periodo gialloverde Paragone e Carelli.

Il Movimento nato liquido dalla Rete non ha una struttura ingessata. Anzi, formalmente non ha proprio una direzione di partito, ma quella squadra lo è nei fatti. Non c’è neppure una sede (quella indicata nello statuto del 2017 è lo studio Ciannavei che cura le cause legali in cui è coinvolto il M5S) dove confrontarsi lontano da orecchi e occhi indiscreti, che invece abbondano nei palazzi romani. La struttura «leggera» che spesso ha messo in crisi gli Stellati alle Amministrative – proprio perché privi di riferimenti territoriali – ora minaccia anche la tenuta degli equilibri interni. Di Maio e i suoi si inventano in questo periodo un modo per aggirare il problema: un appuntamento fisso, ogni lunedì sera a cena. Il luogo è sempre lo stesso, il ristorante Le Volte in piazza Rondanini, a metà strada tra Camera e Senato. C’è sempre una sala riservata e le discussioni si protraggono spesso fino quasi alla chiusura del locale.

Di Maio si trova al primo arduo crocevia: chi portare nella squadra di governo? Il suo team? Gli esponenti della società civile che si sono spesi pubblicamente sotto la bandiera del Movimento? O deve cercare di mantenere un equilibrio nel partito, coinvolgendo le diverse anime? La risposta non è scontata e il leader sceglie di creare un mix tra le tre possibilità, scontentando in parte le prime due «anime», i fedelissimi e le personalità della società civile, pur di non compromettere l’equilibrio interno del gruppo. Nasce così una seconda squadra, una squadra di governo M5S. Il Movimento può contare su otto ministri, due viceministri e ventidue sottosegretari. Di Maio ha scelto per sé un triplo ruolo: quello di vicepremier e superministro del Lavoro e dello Sviluppo economico.



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